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UNA RACCOLTA DI IMMAGINI SUI DANNI PROVOCATI DAL BOSTRICO TIPOGRAFO ALLA FORESTA DI TARVISIO. LE FOTOGRAFIE SONO STATE SCATTATE NELL'APRILE DEL 2021 IN ALCUNE DELLE ZONE PIÙ COLPITE E DA ME MAGGIORMENTE FREQUENTATE.
IL TESTO CHE AFFIANCA LE FOTOGRAFIE NON HA NESSUNA PRETESA SE NON QUELLA DI ESSERE UN SEMPLICE STRUMENTO UTILE ALLA CONTESTUALIZZAZIONE.
Ad esclusione dei parchi, la Foresta Millenaria di Tarviso è il più esteso complesso forestale demaniale d'Italia. Situata nell'estremo nord-est della regione Friuli Venezia Giulia, la foresta si estende per circa 23.000 ettari, nei quali l'abete rosso è la specie maggiormente diffusa.
Il bostrico tipografo (Ips typographus L.) è un insetto che si nutre dei tessuti sottocorticali dell'abete rosso per scopi riproduttivi. In generale, la sua azione limita l’espansione dell’abete su altre specie e mette in atto una vera e propria selezione a vantaggio degli esemplari più forti. In normali regimi di diffusione si rivela funzionale al miglioramento delle condizioni di salute del bosco e al mantenimento dell’equilibrio naturale e della biodiversità.
A seguito dello schianto di centinaia di migliaia di metri cubi di legname a causa della tempesta Vaia (2018), in diverse zone del Friuli Venezia Giulia si è riscontrato un ingente aumento della popolazione di bostrico, che normalmente attacca e si riproduce proprio nel legno malato o morto, come quello degli alberi caduti.
Questa inestimabile fonte di risorse per il bostrico prima o poi si esaurisce e in casi di infestazione massiccia l'insetto attacca le piante in piedi nelle vicinanze. Le larve si nutrono dei tessuti e assieme agli adulti scavano lunghe gallerie che interrompono i flussi di linfa, causando la morte della pianta in poche settimane. Se la corteccia può cadere rapidamente al suolo, gli aghi fanno in tempo a diventare prima rossastri.
L’abete rosso cerca di resistere. Al tentativo di perforazione della corteccia da parte dei colonizzatori, l’albero risponde con emissioni di resina. Sostanze tanniniche vengono poi concentrate lungo le gallerie per fermare lo sviluppo delle larve. Si sa, però, che tutto ha un prezzo. Il notevole sforzo comporta un elevato consumo di sostanze nutritive e porta le piante maggiormente debilitate a soccombere. Le larve, una volta nutritesi e diventate adulte, riemergono dalla corteccia e sono pronte a colonizzare nuovi alberi in cui deporre le uova.
Non esente dal processo è il cambiamento climatico. L’abete rosso richiede temperature stabili e rigide nel periodo invernale. Altrimenti, il riposo vegetativo della specie viene compromesso, con conseguente stress e alterazioni delle attività fisiologiche. Ad indebolire le piante, soprattutto se di grandi dimensioni, sono anche le estati calde e siccitose e la riduzione della quantità di neve in inverno, in quanto fondamentale risorsa d’acqua per il periodo di ripresa vegetativa in primavera. Il mix letale da un lato indebolisce l’abete rosso, dall’altro favorisce i suoi nemici naturali. Il bostrico tipografo ha quindi la strada spianata ed approfitta delle condizioni di salute assai precarie delle piante in questione.
Esistono, naturalmente, delle misure per combattere le infestazioni. La più efficace consiste nel taglio degli esemplari appena colonizzati, prima che il bostrico completi il suo sviluppo e voli verso nuovi alberi. Gran parte delle piante arrossate visibili nei boschi sono già state abbandonate dall’insetto e per questioni fitosanitarie sembrerebbe più opportuno lasciarle in piedi. Il taglio degli alberi, infatti, compromette l’ombreggiamento e la protezione dal vento fornita agli altri esemplari viventi nelle vicinanze, che molto spesso vengono sradicati dalle raffiche.
Il danno è sicuramente ambientale, ma anche economico. La compromissione del settore della vendita di legname va di pari passo con la proliferazione di vere e proprie macchie, talvolta grigie, molto spesso vuote.